Tuesday 6 November 2007

Lettera a D.G.

Ciao D.G., non ti spiace se ti chiamo Diego vero? Non lo so come ti chiami veramente, sul giornale non era scritto ma mi piace immaginare che ti chiami cosi'.

Quattordici anni Diego; penso a quel che facevo io a quattordici anni. Telefonavo alle amiche per ore, andavo in giro per il paese sperando di incontrare il ragazzo che mi piaceva, mi alzavo presto al mattino per andare a prendere Roby alla fermata dell'autobus cosi' poi facevamo il pezzo di strada per andare a scuola insieme.

A quattordici anni ero in prima superiore e so che allora non vedevo l'ora di avere 18 anni, una macchina, un diploma, di andare a Londra - chissa' perche' ma pareva una tappa essenziale della mia vita - e poi di diventare insegnante, no veterinaria ma magari anche dottoressa e chissa' quanti altri sogni ad occhi aperti.

A quattordici anni mettevo i jeans strappati e le scarpe troppo grandi e mi piaceva andare a scuola e trovare ogni mattina i miei amici.

A quattordici anni guardavo la tv in bianco e nero nella mia stanza quando c'era anche Roby a dormire da me dopo che eravamo andate a mangiare la pizza con 10mila lire in tasca.

A quattordici anni non vedevo l'ora di andare in gita, eravamo andati a Mantova, me lo ricordo bene.

A quattordici anni ridevo, ridevo sempre, ridevo per tutto, ridevo come una scema.

Si' Diego, qualche volta piangevo, qualche volta ero triste e litigavo con Roby e anche con mia mamma e mi sentivo un'incompresa e quel mio corpo da grande cozzava con la mia testa ancora da bambina ma perlopiu' la vita mi sembrava una bella cosa e sentivo di poter spaccare il mondo.

A quattordici anni la vita sembra che non finira' mai e si hanno progetti e sogni e speranze e tutto cio' che si vuole e' cambiare il mondo.

Perche' ti sei arreso Diego, perche'? Perche' nessuno ha ascoltato il tuo dolore, perche' nessuno ha capito che la tua, di vita, non era ne' bella ne' felice? Dove siamo noi grandi quando succedono queste cose, eh Diego? Dove stiamo sbagliando Diego? Che cosa stiamo facendo a questo mondo che si ammala ogni giorno un po' di piu'?

Stiamo qui ad osservare genitori che accusano insegnanti, insegnanti che accusano i genitori e tutti insieme diamo la colpa alla societa' ma nessuno si prende la colpa davvero.

Me la prendo io Diego, tesoro, la colpa.

E' colpa mia e di quelli come me che a quattordici anni volevano cambiare il mondo e che poi il mondo li ha cambiati se tu ora non ci sei piu'.

Mi dispiace Diego, mi dispiace e ti prometto che insegnero' ai miei figli il rispetto, l'amore per le cose semplici, quanto ti arricchisca essere amico di qualcuno diverso da te. Insegnero' loro che a quattordici anni si deve ridere. Ti prometto che li ascoltero', che non li giudichero' e non ridero' dei loro problemi. Ti prometto che faro' in modo che la tua morte e quella di tanti come te che non hanno trovato un amico non sia stata inutile. Ti prometto quanto e' vero che sto sulla Terra che non permettero' loro di far del male a nessuno.

Ti abbraccio Diego, ovunque tu sia ora nessuno ti puo' piu' fare del male.
Un bacio alla tua mamma.

Ciao Diego, ciao.

1 comment:

Massimiliano Ruggieri said...

meraviglioso... mette i brividi... brava sole !!!