Thursday 25 October 2007

THE CONTINUUM CONCEPT

Mi ricordo che una delle prime volte che Mirko ed io abbiamo parlato di figli alla parola "passeggino" lui aveva ribattuto "Perche? Io portero' i miei figli nel marsupio".
Sul fatto che l'istinto paterno di Mirko sia - o meglio, fosse- notevolmente piu' sviluppato del mio istinto materno non ho mai avuto dubbi. Mi sono quindi sempre fidata di quello che dice perche' so che se lo dice c'e' un motivo; nello specifico per quanto la parola "marsupio" mi abbia lasciata un po' perplessa e abbia cercato di trovare delle obiezioni per cui un passeggino sarebbe indispensabile la realta' e' che le obiezioni non le ho trovate. Anche Ecomamma lo chiama catafalco e io non posso che essere d'accordo. Considerando poi che nella mia casetta Irish non avrei davvero idea di dove metterlo o rinuncio a fare un figlio o trovo un modo alternativo di portarlo a spasso. Ma questi sono i pensieri "dell'ultima ora".

Il discorso marsupio infatti e' stato accantonato fino a che non ho scoperto l'esistenza di questa signora, Jean Liedloff. Jean Liedloff ha trascorso 2 anni e mezzo ad osservare gli Yequana del Sud America. Dalle sue osservazioni e' nato un libro - The continuum concept tradotto in Italia con il titolo "Il concetto del continuum" ed. La Meridiana.
Non credo che Jean Liedloff immaginasse, mentre lo scriveva, che il suo libro di antropologia sarebbe diventato un prezioso "manuale del genitore". Di fatto e' quello che e' successo solo che lei a differenza dei vari Dr. Spocks non e' salita in cattedra ma si e' limitata a riportare le sue osservazioni che per noi occidentali consumisti abituati ad ignorare l'istinto si sono rivelate illuminanti.

Ho pensato di presentarvi questa signora, che vive su una barca insieme al suo gatto, attraverso un'intervista per farvi capire meglio che cos'e' il continuum concept e perche' Mirko aveva ragione sul non volere un passeggino.

L'intervista orginale la potete trovare qui, di seguito la traduzione. Abbiate pieta' di me, sono una pessima traduttrice ma faro' del mio meglio.

"Durante i due anni e mezzo che ho trascorso vivendo insieme agli Indiani dell'eta' della pietra nella giungla Sudamericana (non tutti in una volta sola ma in 5 spedizioni separate con un sacco di tempo fra di loro per riflettere), ho incominciato a capire che la natura umana non e' quella che crescendo abbiamo imparato a conoscere.
I bambini nella tribu' Yequana non solo non avevano bisogno di tranquillita' e silenzio per dormire ma dormivano serenamente quandunque fossero stanchi mentre uomini, donne o bambini "addetti" a trasportarli in braccio danzavano, correvano, camminavano, urlavano o remavano sulle loro canoe.
I bambini un po' piu' grandi giocavano tranquillamente senza discutere o litigare e obbedivano alle persone adulte prontamente e volentieri.

L'idea di punire un bambino apparentemente non ha mai sfiorato queste persone e allo stesso tempo il loro comportamento non poteva dirsi esattamente permissivo. Nessun bambino si sarebbe sognato di essere sconveniente, di interrompere o di venire aspettato da un adulto.

Intorno ai quattro anni i bambini contribuivano alla forza lavoro della famiglia piu' di quanto costassero alle altre.

I bambini portati in braccio non piangevano quasi mai e, cosa ancora piu' affascinante, non roteavano le braccia, scalciavano, inarcavano la schiena o flettevano mani e piedi. Sedevano calmi nelle loro fasce (si tratta di fasce portabebe' un po' piu' rudimentali di quelle che siamo abituati a vedere ma con lo stesso utilizzo- ndt) o dormivano portati sul fianco di qualcuno sfatando il mito che i bambini devono fare esercizio.

Durante i primi mesi in cui cominciavano a gattonare e a camminare non aspettavano che qualcuno andasse da loro ma al contrario erano loro ad andare dai genitori per farsi rassicurare prima di ripartire per le loro esplorazioni. Senza supervisione anche i piu' piccoli raramente si facevano male.
E' la loro "natura umana" diversa dalla nostra? Qualcuno immagina di si' ma c'e', ovviamente, una sola specie umana.

Che cosa possiamo imparare dagli Yequana?

Intanto possiamo provare a capire interamente l'importanza formativa della fase del "in-braccio". Comincia alla nascita e finisce quando il bambino comincia a gattonare ed e' in grado di allontanarsi e tornare dalla persona che si prende cura di lui. Il bambino e' a contatto con un genitore o un fratello piu' grande 24 ore su 24.

Inizialmente mi limitai ad osservare che l'esperienza di tenere i bambini in braccio aveva un effetto estremamente salutare sui bambini e questi non erano affatto "difficili" da gestire. I loro corpi erano adattabili ad ogni posizione comoda per coloro che li portavano - alcuni di loro "appendevano" i bambini alla schiena tenendoli per i polsi. Non intendo raccomandare questa posizione ma semplicemente evidenziare che cosa possa essere confortevole per il bambino. In contrasto con questo c'e' il disperato disagio dei bambini attentamente adagiati nelle loro culle o carrozzine, le coperte teneramente rimboccate e lasciati li', rigidi, con il desiderio di avere accanto un essere vivente, un corpo, il corpo appartenente a qualcuno che "creda" al loro pianto e dia loro sollievo accogliendoli tra le braccia.

Dove sta la nostra incompetenza?

Fin da bambini ci viene insegnato a non credere nei nostri istinti. Ci viene detto che genitori e insegnanti ne sanno di piu' e che quando i nostri sentimenti cozzano con le loro idee allora le nostre sensazioni devono essere sbagliate. Condizionati nel non fidarci o non credere nei nostri sentimenti ci convinciamo facilmente a non credere al bambino i cui pianti ci chiedono "Dovresti tenermi in braccio" "Dovrei stare accanto a te" "Non lasciarmi". Invece ignoriamo i nostri stinti e ci conformiamo ai dictat dei vari "esperti" dell'infanzia.

La perdita di fede nelle nostre capacita' innate ci fa correre da un libro ad un altro a mano a mano che ogni consiglio fallisce. E' importante capire chi siano i veri esperti. Il secondo piu' grande esperto di bambini e' dentro di noi cosi' come e' dentro ogni speice vivente che per definizione DEVE sapere come prendersi cura dei propri cuccioli. Il piu' grande esperto di tutti e', ovviamente, il bambino "programmato" da milioni di anni di evoluzione a segnalare con suoni e gesti quando le cure che gli vengono date non vanno bene.

L'evoluzione e' un processo migliorativo che ha affinato i nostri comportamente innati con meravigliosa precisione. I segnali del bambino, la comprensione dei suoi segnali da parte di chi si prende cura di lui, l'impulso di obbedire a detti segnali - sono tutte cose che fanno parte del comportamento innato della nostra specie.

L'intelletto presuntuoso si e' dimostrato mal equipaggiato nell'indovinare i bisogni naturali dei piccoli umani. La domanda e' spesso: "dovrei prendere in braccio il piccolo quando piange? O dovrei lasciarlo piangere un poco prima? O dovrei lasciarlo piangere cosi' che capisca chi e' il boss e non diventi un piccolo "tiranno"?

Nessun bambino sarebbe d'accordo con queste imposizioni. All'unanimita' ci fanno chiaramente capire che non dovrebbero essere messi giu' del tutto. Purtroppo siccome questa opzione non ha incontrato il consenso dell'Occidente contemporaneo e civilizzato le relazioni tra bambini e genitori sono rimaste fermamente "ostili".
Il gioco consiste nel capire come far dormire il bambino nella culla, se il pianto del bambino andasse contrastato non e' stato preso in considerazione.
Anche se diversi libri hanno affrontato l'argomento dell'avere i bambini nel lettone il principio di base non e' stato affrontato: agire contro la natura della specie fa si che il benessere venga ievitabilmente perso. Una volta compreso e accettato il principio di rispettare le nostre innate aspettative saremo in grado di capire precisamente quali siano queste aspettative- in altre parole, che cosa l'evoluzione ci abbia abituati a sentire.

Come ho capito che la fase del "in-braccio" sia fondamentale per lo sviluppo di una persona?

In primo luogo ho osservato persone felici e rilassate nelle foreste del Sud America trasportare i loro neonati senza mai metterli a terra o lasciarli. Poco a poco ho notato una connessione tra questo e la qualita' delle loro vite. Piu' tardi sono arrivata alla conclusione certa sul come e perche' essere in contatto costantemente con la persona che si prende cura del bambino e' essenziale nei primi stadi dello sviluppo postnatale.

Pare che la persona che trasporta il bambino - solitamente la madre nei primi mesi e successivamente altri bambini tra i 4 e i 12 anni che riportano i neonati alla madre per farli mangiare - getti le basi delle esperienze future. Il neonato partecipa passivamente alle corse, camminate, chiacchierate, risate, al gioco e al lavoro delle persone che gli stanno intorno. Ogni attivita', l'inflessione del linguaggio, l'andamento, la varieta' di cio' che il bambino vede, giorno e notte, la differenza di temperatura, bagnato e asciutto, i suoni della vita comunitaria formano la base per una partecipazione attiva futura che comincia con il gattonare, camminare e poi parlare.
Un neonato che abbia trascorso maggior parte delle sue giornate sdraiato in una culla o guardando l'iterno della carrozzina, o il cielo, perdera' la maggior parte di queste esperienze essenziali.
Proprio a causa del bisogno che il bambino ha di partecipare e' anche importante che chi si prende cura di lui non si limiti a sedere e guardare il bambino o chiedere continuamente al bambino che cosa voglia ma che conduca egli stesso una vita attiva.
E' normale che a volte non si resista alla voglia di baciare o vezzeggiare i bambini; ciononostante un bambino che e' programmato per guardare te che conduci una vita impegnativa e attiva e' frustrato nel trascorrere il tempo a guardare te che osservi lui vivere la sua. Un bambino il cui "lavoro" e' capire che cosa sia la vita vissuta da te diviene confuso se la tua vita gira intorno a lui come se tu non avessi una tua vita.

La seconda funzione essenziale dell'esperienza del "in-braccio" pare essere sfuggita a tutti; si tratta di dare al bambino un modo di scaricare la sua energia attraverso noi prima che lui sia in grado di farlo da solo. Nei mesi precedenti quelli in cui lui sara' in grado di muoversi autonomamente i bambini accumulano energia dal cibo e dal sole. Percio' ogni bambino necessita di essere costantemente in contatto con il campo energetico di una persona attiva che puo' scaricare l'energia in eccesso del bambino. Questo spiega perche' i bambini Yequana fossero cosi' "stranamente" rilassati - perche' non si irrigidissero, scalciassero, inarcassero la schiena o si stirassero per avere sollievo dal disagio di avere troppa energia non utilizzata.
Al fine di ottimizzare l'esperienza del "in-braccio" dobbiamo scaricare la nostra energia in modo efficace. Si puo' calmare molto velocemente un bambino piagnucoloso correndo o saltando con lui o danzando o facendo qualsiasi cosa che ci aiuti a eliminare l'energia in eccesso. (non si sente dire spesso "sta calmo solo se mi muovo"? ndt)
Un padre o una madre che debba andare di corsa a comprare qualcosa dice "Tieni tu il bambino". Mentre invece potrebbe portarselo dietro... piu' c'e' azione, meglio e'!
I bambini - e gli adulti- sentono tensione quando la circolazione di energia nei loro muscoli e' impedita. Un bambino pieno di energia non utilizzata chiede un po' di azione; saltellare in giro per la casa o fargli fare l'altalena tenendolo per le mani o per i piedi. Mentre un adulto scarica energia anche il bambino scarica la sua!
I bambini non sono fragili creature da trattare con guanti di velluto! Infatti, un bambino trattato come se fosse fragile durante lo stadio formativo puo' convincersi di essere effettivamente fragile.

Come gentiro potete arrivare alla piena comprensione del flusso energetico. In questo processo scoprirete diversi modi per aiutare il bambino a mantenere il tono muscolare, il suo benessere ancestrale e darete al vostro bambino un po' della calma e del confort di cui ha bisogno per sentirsi bene al mondo!"


Ho sentito obiezioni di ogni tipo a questo "metodo" ma nessuna mi ha convinta di essere migliore di questo; anche io pensavo, erroneamente e perche' sono cresciuta sentendolo dire, che i bambini devono essere indipendenti. I bambini non sono indipendenti per natura; oltretutto un bambino che piange e' straziante. Se un bambino piange e la madre o chi si prende cura di lui sente l'istinto di prenderlo in braccio quella e' la cosa giusta da fare. Vizi e capricci sono parole che non appartenegono ai bambini di pochi mesi!
Ho sentito anche dire che il fatto di tenere sempre il bambino in braccio o nel letto con i genitori non e' un bisogno del bambino ma in realta' del genitore che non e' pronto a lasciarlo crescere indipendente.
Al di la' del fatto che inviterei queste persone a rivedere il loro concetto di "bisogno" li invito a dirmi per favore se il Suv e il cellulare rientrano tra i bisogni ancestrali dell'uomo.

Per chi volesse approfondire un po' il concetto del continuum, magari in Italiano vi invito ad andare su questo sito Portare i piccoli e anche su questo forum.

Saluti dalla vostra inviata Plutoniana

3 comments:

Patrizia said...

Interessantissimo. Sono capitata sul tuo blog per caso, di blog in blog, rincorrendo parole chiave, ma qui mi sono fermata.

Trovo veramente geniale, perchè collima alla perfezione con la mia esperienza di mamma, l'idea di tenere i bimbi in braccio, di soddisfare il loro bisogno di coccole, di tenerli vicini, di allattarli a lungo.

Ho due figli, di 4 e 2 anni, diversissimi, ma entrambi si sentono liberi di chiedere quello che desiderano, e così il mio cucciolo duenne dorme con noi ogni volta che lo vuole: e che sonni tranquilli! (Mia figlia quattrenne invece desidera il suo spazio, non vuole venire nel lettone.)

Bello bello!

Ciao

Sole said...

Grazie Patrizia per il tuo commento; e' bello leggere di due figli completamente diversi tra loro a cui viene data la possibilita' di scegliere. E credo che i bambini che si sentono liberi di scegliere e che sanno che se vogliono possono andare nel lettone non possano che crescere sereni!

Betta said...

Grazie! Mi hai risparmiato un lungo post sul Continuum, che è un concetto splendido e che tutti i genitori e neogenitori dovrebbero tenere in mente (e nel cuore perché si tratta di istinto e non solo ragione!)
Ciao
E